Sinossi

Un motivatore, una poliziotta, una ex ginnasta che ha perso l’uso delle gambe e un ragazzino sovrappeso vengono salvati da un individuo poco prima di attuare l’ultima decisione della loro vita. Grazie a questo uomo misterioso, i quattro personaggi hanno a disposizione una settimana per osservare se stessi dal di fuori, e vedere cosa lascerebbero e come reagirebbero parenti e amici se non ci fossero più.

PRESENTAZIONE DEL FILM
Paolo Genovese ci ha abituato, soprattutto con i suoi ultimi film, a vedere trasposta sullo schermo
una versione alternativa della realtà come la conosciamo. Il trucchetto del “Cosa sarebbe successo
se…?” che spesso si trova alla base delle sue storie incuriosisce lo spettatore e lo spinge a
interrogarsi sulle alternative non percorse.
Il film, che prima era già stato un romanzo dello stesso Genovese, è stato ispirato da un
documentario americano in cui il regista aveva posizionato la telecamera verso il Golden Bridge di
San Francisco riprendendo tentati suicidi e aveva intervistato le persone sopravvissute, chiedendo
che cosa avessero pensato in quei sette secondi che li avevano separati dall’impatto con l’acqua:
risposero quasi tutti di essersi pentiti della decisione. Indubbiamente non un tema facile da
affrontare; e questa difficoltà è stata avvertita anche dagli attori più navigati come Margherita Buy
e Valerio Mastandrea, che hanno dichiarato in diverse interviste quanto sia stato complesso e a
tratti anche doloroso il lavoro di immedesimazione cha hanno dovuto affrontare per rendere in
maniera convincente i loro personaggi. Il film basa la sua forza su un concetto tanto semplice
quanto a volte irriconoscibile: la felicità molte volte si nasconde nei piccoli gesti, nelle “piccole cose
buone” in cui tutti noi ci imbattiamo ogni giorno e a cui magari non facciamo caso, perché rinchiusi
in noi stessi, senza sguardo aperto alle opportunità da cogliere o a quella mano che ci viene tesa in
soccorso e che non vediamo.
Un film drammatico e intenso, che cerca a tratti, che sia un bene o un male, di richiamare echi
cinematografici più americani che nostrani, probabilmente perché il film era stato concepito, prima
della pandemia, come ambientato a New York, con la coproduzione di Paul Giamatti.

A cura di Ileana

Video e Foto

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