Venerdì 25 e Sabato 26 Maggio

ore 21.15

Io sono Tempesta, il film diretto da Daniele Luchetti, vede Marco Giallini nei panni di Numa Tempesta, un finanziere che gestisce un fondo da un miliardo e mezzo di euro e abita da solo nel suo immenso hotel deserto, pieno di letti in cui lui non riesce a chiudere occhio.
Tempesta ha soldi, carisma, fiuto per gli affari e pochi scrupoli. Un giorno la legge gli presenta il conto: a causa di una vecchia condanna per evasione fiscale dovrà scontare un anno di pena ai servizi sociali in un centro di accoglienza.
E così, il potente Numa dovrà mettersi a disposizione di chi non ha nulla, degli ultimi. Tra questi c’è Bruno (Elio Germano), un giovane padre che frequenta il centro con il figlio, in seguito ad un tracollo economico.
L’incontro sembrerebbe offrire ad entrambi l’occasione per una rinascita all’insegna dei buoni sentimenti e dell’amicizia. Ma c’è il denaro di mezzo e un gruppo di senzatetto che, tra morale e denaro, tenderà a preferire il denaro. Alla fine, come nel miglior cinema di Daniele Luchetti, bisognerà chiedersi: chi sono i buoni, se ci sono?

PRESENTAZIONE DEL FILM

Naturalmente, si capisce subito che il film ha preso spunto dalla vicenda di Silvio Berlusconi, che qualche anno fa si trovò nella stessa situazione. Ma Luchetti non ha inteso fare un film con connotazione politica, piuttosto si è concentrato sugli aspetti sociali del Paese. Ritrae una società che sta cambiando sì, ma mai abbastanza, dove sopravvivono sempre gli stessi vizi, l’avidità, la brama di potere, la tracotanza che quel potere accompagna. E sopravvive soprattutto il concetto che tutti hanno un prezzo, la differenza sta solo in quanto è alto.
E in questo contesto, si ritaglia un posto perfetto Numa Tempesta, re decaduto che con un nome così lo si vorrebbe amare ma non si può, perché è anaffettivo, egoista e per nulla empatico; ma non è ipocrita perché non fa mistero delle sue ambizioni, non si vergogna dei suoi comportamenti e anzi li rivendica, anche se poi coltiva dubbi e quasi riesce a ingannarci e sorprendentemente apparire migliore di come ci si aspettava.
Luchetti sceglie Giallini, un attore amato, benvoluto, carismatico e gli fa interpretare un personaggio odioso e mascalzone, ma che gli ha dato l’occasione di mettere in scena quella che secondo lui è semplicemente la natura umana, come è sempre stata e sempre sarà. Natura umana fatta di contrasti che nei film di Luchetti non mancano mai, in forme diverse: contrasto ideologico (Mio fratello è figlio unico) contrasto sociale (La scuola), morale (Il portaborse), come a dire che in fondo è tutta una questione di sfumature.
Finale agrodolce, anche questo com’è nello stile del regista, che ha chiosato un’intervista dicendo che questo film è una riflessione su un Paese passato “dagli anni della lotta di classe a quelli del ‘like’ sui social, che ci illudono di essere uguali gli uni agli altri.”

Battuta dal film: “… cose che in Italia non contano, fanno curriculum”.

A cura di Ileana

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